I membri del Gruppo Fotografico ISO100 raccontano la loro esperienza, il loro punto di vista, il loro modo di intendere la Fotografia. L’intervista al nostro Autore ISO100 Franco Di Claudio.
Per iniziare descriviti con una breve biografia introduttiva e raccontaci qualcosa su di te!
Classe 78, “figlio” dell’era digitale (zero esperienza con la pellicola!), fotografo per hobby. Adoro il mare, la natura e l’aria aperta, che preferisco di gran lunga al caos ed i rumori cittadini!
Da quanto e come è nata la tua passione per la fotografia?
Da circa 15 anni. La nascita del mio primo figlio è stata l’occasione per dotarmi di una fotocamera e successivamente è sopravvenuta l’esigenza…di imparare ad utilizzarla a dovere: volevo riuscire a cogliere e fissare al meglio quei ricordi per me così importanti. E così, armato della compatta coolpix da 4mpx mi iscrissi al mio primo corso di “fotografia di base”…

Ci sono fotografi in particolare che influenzano la tua visione fotografica?
Molti, direi. Naturalmente i “mostri sacri” della fotografia ma anche i tanti appassionati, professionisti e non, che sanno proporre immagini interessanti e affascinanti. E tutte le fotografie che mi catturano finiscono invariabilmente per influenzare la mia visione fotografica successiva.
Quale o quali generi fotografici prediligi?
Paesaggi e macrofotografia sono i generi che preferisco, perché mi consentono di immergermi nella natura ed apprezzarla al meglio.
Cosa cerchi di ottenere dalle tue immagini? Cosa tenti di comunicare?
Come prima intenzione c’è la necessità di riuscire a cogliere con maggior intensità le sensazioni trasmesse da quello che mi circonda e che mi accade intorno. Fotografando, riesco a mantenere viva un’attenzione maggiore. E soprattutto fotografo per me stesso, non avverto necessariamente l’esigenza di comunicare ad altri le mie sensazioni attraverso la fotografia…
tutte le fotografie che mi catturano finiscono invariabilmente per influenzare la mia visione fotografica successiva
Ti ritieni soddisfatto dai risultati che ottieni?
Sarei ingeneroso nel non riconoscere di aver acquisito in questi anni la capacità di realizzare delle belle immagini (anche perchè mi sono dotato di mezzi più che adeguati!) e ritengo di aver appreso molto anche riguardo la post produzione: ho realizzato nel tempo diversi scatti che mi soddisfano perchè li ritengo frutto dell’impegno e dell’applicazione. Allo stesso tempo, però, resto consapevole del fatto che sono solo all’inizio di un percorso di crescita che richiede impegno costante e dedizione: non mi sento certo “arrivato” e rimango generalmente abbastanza critico nel valutare i risultati che ottengo.
Quale o quali elementi credi potrebbero aiutarti a migliorare?
Beh, credo ci siano pochi segreti in proposito: applicarsi, applicarsi, applicarsi. Il che si traduce nella necessità di scattare spesso (che non vuol dire necessariamente “scattare tanto”, quanto piuttosto…cercare spesso le occasioni per scattare), osservare i lavori degli altri e rimanere aggiornati!
Hai progetti fotografici ai quali stai attualmente lavorando o ai quali ti piacerebbe in futuro dedicarti?
Progetti veri e proprio direi di no, però ho diverse idee in fase embrionale in mente che mi piacerebbe prima o poi riuscire a sviluppare fotograficamente. Spero nel tempo di riuscire a riordinarle nella mia testa per dar forma ad un progetto dai contorni più definiti!
Cosa NON è o non dovrebbe essere la fotografia, secondo te?
Non dovrebbe essere, per me, solo una ricerca di facili consensi. L’attività social che spesso caratterizza la fruizione di un’immagine può rivelarsi una trappola insidiosa, perché molte volte non misura in maniera accurata il valore assoluto dello scatto quanto piuttosto la capacità del suo autore di “spendersi” in quegli spazi. Il rischio è quello di ricevere dei feedback sul proprio lavoro che sono distorti e poco utili, se non fuorvianti. Molto meglio, piuttosto, confrontarsi su altri spazi dedicati alla critica costruttiva e realmente finalizzati al confronto e alla crescita.
Quanto credi sia importante l’apparecchio fotografico rispetto alle tue necessità espressive?
In macro e fotografia di paesaggio lo è molto, perchè la qualità complessiva dell’immagine è rilevante. Fortunatamente questo non vuol dire che sento l’esigenza di possedere l’ultimo e più prestante modello di fotocamera: mi impegno però nel dotarmi di strumentazione che sia un buon compromesso e soddisfi un adeguato standard, cercando poi di sfruttarla al meglio delle sue potenzialità!
Quale fotocamera utilizzi prevalentemente? E qual è il tuo obiettivo preferito?
Ho iniziato con la D70s, successivamente sono passato alla D7000 ed oggi utilizzo la D500. Cerco di avere sempre una fotocamera con me e spesso utilizzo la Lumix Lx100 che è una compatta “evoluta”: è decisamente più portabile e grazie al suo sensore da 1” garantisce risultati più che dignitosi. Obiettivi preferiti non ne ho, però posso dire che apprezzo molto la resa dei fissi che, di preferenza, utilizzo.

Ti ritieni un tipo “curioso”?
Non di indole, purtroppo. Così come sono consapevole di non essere un attento osservatore. Mi sforzo, quindi, di “imparare” ad osservare con maggiore attenzione e curiosità ciò che mi circonda. Ritengo che siano caratteristiche che, quando non innate, almeno in parte possono essere allenate…
Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato nel tuo percorso di crescita fotografica?
Probabilmente la difficoltà maggiore è stata quella di non potermi dedicare a questa disciplina con la necessaria disponibilità di tempo. Impegni famigliari hanno avuto, chiaramente e giustamente, la priorità! Dedicarsi a questa passione nei soli ritagli di tempo libero comporta una crescita lenta…
Credi esista differenza tra una “bella foto” ed una “buona foto”?
Assolutamente! Credo non sia difficile imparare a realizzare una “bella foto”: è sufficiente porre l’attenzione sulle caratteristiche della luce e del soggetto, curare la composizione e gestire la fotocamera che si ha a disposizione. Non è poco ma non sono competenze difficili da acquisire.
Ma per ottenere una “buona foto” occorre saper mettere nella realizzazione anche una componente distintiva aggiuntiva, un’interpretazione personale che sappia essere interessante ed originale.
Pensi di aver trovato uno stile personale che contraddistingue le tue realizzazioni?
Non ancora. Ma inizio a provarci!

Incontri problemi in questo particolare periodo nel fotografare? L’emergenza COVID ha modificato il tuo modo di fotografare?
Sicuramente è stato un periodo difficile ed ha condizionato, tra i tanti aspetti delle nostre vite private, anche la possibilità di praticare la fotografia. Ma in realtà è stata anche occasione di approfondire altri aspetti: conoscere sui social nuovi gruppi e nuove persone, riordinare gli archivi, dedicarsi alla fotografia “in studio”, leggere e studiare…
Ti sei mai trovato in situazioni bizzarre o insolite o pericolose (a lieto fine!!) tentando di portare a casa lo scatto?
Nulla di pericoloso, fortunatamente! Ma una domenica mattina sono dovuto rientrare a casa perché sono finito in mare sporgendomi troppo dagli scogli nel tentativo di cercare un inquadratura insolita ed originale del lungomare cittadino: ho salvato l’attrezzatura fotografica ma mi sono bagnato fino al torace, con gran divertimento dei passanti e dei miei figli!!
Cosa c’è nel tuo corredo fotografico?
Negli anni ho costruito un corredo composto da strumenti ed accessori che mi permettono di affrontare davvero ogni situazione fotografica, chiaramente adeguati alle mie esigenze e possibilità. Direi che c’è più o meno tutto: fotocamere, obiettivi, treppiedi, flash, filtri, telecomandi, pannelli, etc, etc!!
Qual è l’obiettivo o l’accessorio che ritieni assolutamente indispensabile e del quale…non potresti proprio fare a meno?
Adoro il filtro polarizzatore, che trovo indispensabile anche perché ha un effetto non riproducibile in post-produzione: deve assolutamente essere montato al momento dello scatto. E’ l’accessorio per il quale sono disposto a cedere poco ai compromessi: ci investo qualche soldo in più…ma lo pretendo di ottima qualità!
Con quali software elabori le tue immagini? E quanto tempo dedichi mediamente alla post-produzione?
Principalmente, utilizzo Lightroom. E’ un software che mi permette di completare la post produzione della maggior parte dei miei scatti e, inoltre, tiene in ordine l’archivio di migliaia di immagini con un sistema di etichette che riesco a sfruttare in modo efficace. Solo per particolari esigenze o elaborazioni, utilizzo Photoshop.
Scatto in RAW e quindi non esiste immagine che non debba essere elaborata. Alcuni minuti sono generalmente sufficienti per completare il processo, non sono amante delle elaborazioni “estreme”.

Quale ruolo credi dovrebbe avere la postproduzione in fotografia? Ritieni che l’autore dovrebbe dovrebbe imporsi dei limiti di intervento?
Il ruolo è fondamentale, perché non esiste scatto che non debba essere elaborato. Scattare in Jpeg significa solo delegare alla fotocamera il compito di elaborare il file: conviene quindi sempre scattare in RAW e farsi carico di questo compito importantissimo (fatte salve, chiaramente, necessità particolari!!) per poterlo gestire con maggiore controllo ed ottenere i migliori risultati possibili. Non credo, però, ci siano dei limiti da rispettare: sono strumenti creativi ed ogni autore dovrebbe sentirsi libero di esplorare soluzioni e utilizzare strumenti come meglio crede. Certo, credo esista un confine tra la fotografia in senso stretto ed un’immagine “digital art” ma i margini sono davvero sfumati e non sempre è semplice collocare il risultato finale. Di certo, sono contro le mistificazioni: ogni intervento è lecito finché dichiarato e palese, un’immagine non deve diventare inganno e tradire le aspettative o la fiducia dell’osservatore!
Un consiglio per spronare chi è all’inizio della sua avventura fotografica?
Credo sia importante allenare costantemente lo sguardo e affinare il gusto estetico, studiando le basi e la storia della fotografia.

E una cosa che un giovane fotografo non dovrebbe mai fare?
Ritenere inadeguati gli strumenti a propria disposizione, rincorrendo l’ultimo modello o accessorio considerandolo un acquisto indispensabile! Occorre, piuttosto, impegnarsi per imparare ad utilizzare al meglio ciò di cui si dispone perché spesso è assolutamente in grado di offrire prestazioni adeguate a soddisfare le proprie esigenze espressive.
ogni intervento di post produzione è lecito finché dichiarato e palese, un’immagine non deve diventare inganno e tradire le aspettative o la fiducia dell’osservatore
Vuoi aggiungere un tuo personale pensiero?
Secondo me le “regole” della fotografia prima di poter essere infrante (come in tanti consigliano di fare…) devono essere acquisite e padroneggiate, per poi poter essere eventualmente disattese…ma solo in maniera assolutamente consapevole e mantenendo sempre il controllo sul risultato finale che si intende ottenere!!
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